Storia dell’Osho Rebalancing

Sviluppato  ufficialmente alla fine degli anni ’70 nell’ ashram spirituale di Pune (India) dove bodyworker (terapisti del corpo ) di diverse discipline, affluirono presso la comunità dei sannyasin (ricercatori spirituali) di Osho, per sperimentare e apprendere uno stile di vita fondato sulla Meditazione.
L’obiettivo del Rebalancing era  andare oltre la frammentazione delle diverse tecniche e realizzare una terapia corporea che integrasse tutte le tecniche più efficaci (manuali e verbali) e andasse oltre.

Osho, filosofo e Maestro spirituale, accolse l’esigenza, guidò e consigliò i terapisti del corpo, realizzando un integrazione “illuminata” della  varie tecniche. Lui stesso mise alla “prova” il lavoro ricevendo centinaia di sessioni di Rebalancing.

Da fonti attendibili (Anubuddha e Rakesh), il nome fu coniato nell’Aprile del 1980, ma già da alcuni anni esisteva una “sperimentazione”  nell’ashram. In questo senso possiamo dire che l’Osho Rebalancing è accaduto dopo un periodo di gestazione libera e creativa.

Nell’estate del 1981 fu trasferito nello stato dell’Oregon, in America, dove ebbe modo di affermarsi nel mondo occidentale.

Tecniche principali

– Joint Release (cugino dell’Approccio Trager®), il medico Milton Trager è stato il fondatore e l’inventore di questa tecnica.
Il nostro corpo-mente si muove grazie ad un miracoloso intricato sistema di “tiranti” (muscoli, tendini, legamenti), “leve” (ossa) e “stazioni di smistamento e scambio”(le articolazioni). Tutto è governato dall’intelligenza del corpo-mente o prana.

Ogni respiro porta movimento, vita, ad ogni nostra cellula: quelle del sangue, dei nervi, dei muscoli, degli organi, delle ossa, della pelle. Il Joint Release, aiuta a ricordarci la nostra fluidità, elasticità, vitalità.
Il massaggio parte nel movimento e col movimento. Crea spazio tra le giunture. Usa il ritmo “piano-forte”. Muove tutte, ma proprio tutte, le giunture, dalla testa ai piedi. Usa lo stretching morbido (quanto basta) tra un movimento e l’altro, dando il tempo per acquisire l’informazione al corpo-mente sulla maggiore disponibilità di spazio. Sono necessari il tempo di tre respiri!
Utilizza il respiro e tiene sveglia la consapevolezza del massaggiato col movimento.

– Massaggio connettivale profondo (Integrazione Strutturale o Rolfing®, dalla sua inventrice Ida Rolf) lavora su una parte del nostro corpo chiamata ‘fascia’. Ogni organo, ogni muscolo, ogni parte del nostro “meccanismo” chiamato corpo, ha intorno a sé una sorta di tessuto fasciale (fodera) che separa e protegge.
Ogni “parte” del nostro corpo vive e lavora grazie alla relazione con altre parti.

Il massaggio connettivale va proprio a toccare le fasce dei muscoli.
Le fasce sono le più facilmente raggiungibili dei muscoli e sono elastiche, ma soprattutto collaborano facilmente. L’onda del rilassamento delle fasce arriva in profondità
La tecnica del massaggio connettivale si avvale nel tocco e dell’elemento acqua proprio del nostro corpo.
Le mani “affondano” proprio come affonda un elemento solido nell’acqua del mare. Si lasciano prendere dentro. Senza lotta, senza sforzo. Ogni respiro permette alle mani di “penetrare” sempre più. Fin dove viene permesso.
Il massaggio connettivale “crea spazio” in armonia con l’equilibrio e con la vita.

– Tocco sensibile proprio del Cranio Sacrale (detto tocco dell’Osteopatia), si ascolta il movimento che il flusso spinale genera e pazientemente con movimenti minimali, laddove il movimento non arriva si sollecita a ritornare.

– Digitopressione sensitiva che riporta l’equilibrio dei cinque elementi secondo la visione della medicina orientale. Si avvale del tocco della digitopressione, usato in modo molto delicato, (sentire le pulsazioni: il pieno e il vuoto) ed è particolarmente adatto a chi ha una bassa soglia del dolore.

– Rebirthing (respiro circolare, consapevole e massaggio dall’interno)
Aiuta a sentire laddove il respiro non arriva e si invita a respirare fino ad rendere più profondo e spontaneo il respiro naturale.
E’ una rigenerazione dall’interno.

– Counselling (come rispondere e parlare al cliente), principalmente con le tecniche neurolinguistiche si apprende il concetto di “meta-posizione”: essere fuori dall’identificazione ed osservare i fatti, le emozioni, e sopratutto il linguaggio utilizzato dal cliente. Così anche i movimenti oculari (lateral eye movements) diventano informazione per porre delle domande aperte al cliente e portare la sua consapevolezza verso il corpo.

– Chua k’a (anche come automassaggio), sviluppato qualche millennio fa dagli antichi guerrieri Mongoli. Grazie ad uno studio molto attento su ciò che oggi chiameremmo psicosomatica, arrivando a valutare che le parti del corpo sono sede di blocchi energetici e di tensioni dovute a diversi tipi di paura. Intuirono che il corpo ha una memoria degli eventi penosi, psichici o fisici, capitati; e questa memoria ha sede non nel cervello, ma nelle diverse parti dell’organismo. I guerrieri (avversari dei Samurai) della Mongolia ritenevano che dopo ogni fase acuta, la memoria del dolore è rimossa, e con- temporaneamente la parte che duole viene isolata: intorno a questa zona i muscoli non si muovono o, se lo fanno, è con il minimo movimento possibile. Nell’effettuare un massaggio, seguendo il principio del Chua k’a, ogni momento della terapia è un tentativo di riconnettere il corpo con il Kath (energia-modello). Questa nuova riconnessione, il rinnovato fluire energetico è la vera e propria guarigione.

– Riflessologia. Se leggiamo il piede attraverso la mappa della medicina cinese, notiamo che quasi tutti i meridiani arrivano ai piedi. I cinque elementi (acqua, aria, terra, fuoco, spazio) determinano la nostra forma umana. Quando convivono armoniosamente determinano la salute, altrimenti generano lo “squilibrio” che nel nostro linguaggio viene chiamato “malattia”. La riflessologia nell’Osho Rebalancing è vista come un attitudine a sentire ogni zona del corpo come unita con le altre, così si “indaga” anche con una riflessologia del viso, della mano, della testa e del collo.

– Tecnica Bowen, il trattamento comprende delle manipolazioni digitali molto leggere, applicate su punti chiave dei muscoli e dei legamenti tendinei. Si tratta di pressioni non invasive e molto delicate.

 Lettura del corpo, Alexander Lowen (allievo di W. Reich) sviluppò una disciplina psicologica basata sull’osservazione del corpo chiamata Bioenergetica. Attraverso esercizi di Bioenergetica è possibile riprendere contatto con la nostra forza vitale e la nostra essenza. Muscoli accorciati o allungati, tesi o lassi, parlano delle nostre convinzioni prese in prestito per costruire la “personalità”, ovvero per “mostrarci” e quindi difenderci dal dolore. Nell’Osho Rebalancing la lettura avviene senza schemi e senza etichettare il cliente, ma rimanendo in osservazione e “testando” le informazioni raccolte.

La formazione è fortemente caratterizzata da un lavoro personale su stessi, attraverso Meditazioni Attive, esercizi di bioenergetica, Gestalt e Costellazioni Familiari. Vengono inoltre rielaborati temi dell’infanzia. Nonostante le tecniche apprese durante la formazione, l’operatore ha una direzione precisa nel suo lavoro: dimenticare la tecnica e muoversi con il cuore, l’intuizione.

La base di tutto ciò è l’Ascolto. Ascoltare il corpo e “parlare” ad esso.
Parlare con il corpo dell’altro attraverso le mani e con le mani riportare lo spazio originario del respiro, del movimento, delle emozioni, nella direzione della Vita.
Parlare con l’inconscio corporeo che sa la verità e farla emergere in libertà, solo, quando  e quanto il conscio è pronto a recepirlo.

Se sei abituato a massaggiare in modo meccanico, tecnico, hai bisogno disimparare, perché il corpo non è una macchina(…). (Osho)

La tecnica può essere utilizzata al 10% , il resto lo fa il Cuore, ma si tratta del cuore del cliente, del suo bisogno di essere toccato con Rispetto, Grazia… Amore!

Le mani hanno imparato varie tecniche d’approccio corporeo per indicare i punti “dolenti”, richiamare l’attenzione e sciogliere con la collaborazione ed il consenso del cliente, i nodi, i grovigli emotivi fissati sul corpo.

(Ri)equilibrare il corpo vuol dire prendere coscienza di ciò che impedisce il fluire dell’energia e della vitalità.
Scegliere di “lasciar andare” e di vivere il quieora.

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