Il Rebalancing: una forma di massaggio nuova e antichissima insieme. Nuova perché è nata alla fine degli anni ’70 dalla collaborazione di vari specialisti in tecniche diverse di lavoro sul corpo e sulla mente, giunti in America per ascoltare l’insegnamento di un maestro indiano. Antica perché, come dice Unmila Malfatti rebalancer e insegnante di Rebalancing: «già gli antichi guerrieri mongoli avevano scoperto che paura, dolore e paura dello stesso erano la causa dell’allontanamento posturale dal modello originario».
Il processo che ha portato Unmila al lavoro sul corpo e al Rebalancing non le ha sicuramente risparmiato travagli e peripezie. Nonostante il suo spirito ribelle e contestatore si intuisce che non è stato facile per questa intellettuale imparare a relativizzare la mente ed a dedicarsi all’osservazione del corpo.
Oggi Unmila parla del suo lavoro con entusiasmo e poesia non disgiunti comunque da un certo umorismo anche quando le domandiamo quali siano i pazienti piu’ difficili che le capita di incontrare. «C’è un certo tipo di persona cbe deve poter dire – Le ho proprio provate tutte. Vogliono mettere alla prova il mondo e se stesse sapendo che tanto non potranno guarire. Quelli sono i clienti piu’ difficili.»
Come si comporta con queste persone? Di solito le provoco dicendo: «Sa, non credo di poter fare niente per lei». Dato che quello è il loro gioco, l’autosabotaggio, se qualcuno glielo esplicita a livello razionale loro non possono capirlo. Quindi o si convincono che non valgo niente e se ne vanno, oppure reagiscono positivamente e collaborano. Non è che si risolvono tutti i problemi, ma si comincia a vedere la vita in modo diverso, meno a senso unico, senza i soliti tornaconti di depressione e di autosvalutazione che sono classici. Senza il bisogno di soffrire inculcato dall’educazione cattolica; come se dovessimo pagare ogni momento di gioia con dieci di sofferenza. Ma tutto questo il rebalancer non lo dice, lo fa sentire a livello cellulare, il che è molto diverso.
È un po’ come risvegliare un cane addormentato, ma un cane allegro, non rabbioso. Così, dopo il massaggio la gente spesso se ne va tutta pimpante. Altre volte, quando si tratta di persone che convivono da tempo con uno stress molto forte, il massaggio può fare emergere una terribile stanchezza, o addirittura un malessere, un senso di nausea; perché è finita quella sorta di tensione che le tiene su”a forza di nervi” come si dice comunemente. Il massaggio permette al corpo di esprimersi, e di far sentire le sue vere necessità. C’è anche un altro fatto:. la gente quando si incontra parla quasi sempre di malattie. di disgrazie, quasi mai di cose belle. E’ una specie di gioco di società.
Con questo tipo di massaggio io personalmente, ma credo anche tutti gli altri rebalancer, cerchiamo di aprire uno spazio interno, quello spazio positivo, propositivo che e’ in ciascuno di noi. E questa é la guarigione; perché finalmente hai di nuovo la scelta; solo che adesso non sei piu’ un bambino che deve scegliere per forza un determinato copione perché è l’unico modo di avere l’attenzione e l’affetto degli altri.
È vero che il Rebalancing si può paragonare a una forma di meditazione?
Senza dubbio, ma prima di tutto dobbiamo capire che meditare non vuol dire concentrarsi, non vuol dire fare sforzi per. .. VuoI dire lasciare che il nostro essere, il nostro sé naturale possa entrare in contatto con l’altro da sé (mondo circostante, persone) senza alcuna interferenza di pensieri (tutto quello che passa per la mente abituale: preoccupazioni, giudizi …)
Lo scopo dei nostri esercizi è quello di creare all’interno di ciascuno uno spazio, un’apertura al “SI”.
Questo “sì” significa capire che tutti i tuoi giudizi sono roba tua e che l’altro è sempre infinitamente più di quello che appare. Se ci chiediamo:”Chi sono io?» scopriamo che tutti noi ci diamo le identità che gli altri ci hanno appiccicato addosso: siamo figli, madri, mariti, amanti, segretarie, muratori … Ma alla fine chi siamo? Siamo degli esseri umani che stanno vivendo, o meglio che hanno ricevuto delle possibilità di cui sfruttano solo una minima parte.
Ci sono persone che vengono da lei semplicemente per farsi fare un massaggio? Che non pensano né alla meditazione né a un migliore contatto con il corpo?
Può arrivare anche questo tipo di persona. Tutto dipende da chi hanno avuto il mio indirizzo e da quello che cercano. A volte vengono con un male fisico, ma già con una certa coscienza del fatto che questo male ha origini diverse. Oppure semplicemente il dottore gli ha detto di farsi fare dei massaggi perché hanno la cervicale mal messa. Poi da me cominciano a sentire dei discorsi un po’ strani. Ma per finire, dato che sono cose ovvie che non si possono intellettualizzare, basta fare qualche domanda in merito alla famosa cervicale perché gli torni in-mente che, guarda caso, proprio due giorni prima avevano avuto un litigio in famiglia. E allora con delle piccole intuizioni cominciano a capire che quella cervicale non è proprio solo una questione di ossa che si sono “stortate” e che non è sempre necessario prendere dei medicinali per alleviare il dolore.
Molte volte basta solo il fatto di toccare la parte che duole, di dedicarle attenzione, di fare in modo che l’altro la senta più elastica per migliorare la situazione.
E magari io non ho fatto niente di specifico. Allora dico: «Guarda che ho solo dedicato attenzione a quella parte. Forse è proprio ciò di cui ha bisogno.» In fondo ilRebalancing è anche una rieducazione all’attenzione al corpo, al respiro. Il modo in cui respiriamo è fondamentale: dimmi come respiri e ti dirò chi sei e dove sei. Quando una persona impara a prestare attenzione a una parte del corpo sente anche quando è in tensione. Mentre prima il dolore si avverte solo quando si è giunti a un livello patologico.
E le situazioni patologiche si possono curare con il Rebalancing?
A volte sì, se il lavoro è continuo e unito a un altro tipo di lavoro di responsabilizzazione della persona nel modo in cui sta seduta e si muove. Deve insomma spostare l’attenzione da una vita da robot a una vita scelta. La scelta non consiste solo nel decidere della casa o del lavoro, ma significa anche scegliere come ti alzi, come ti pieghi, come ti lavi i denti. Credo però che non sia sempre necessario doversi ammalare per fare qualche cosa.Punto molto sulla prevenzione. Oltretutto queste scelte ti tengono la mente sveglia.
Perché anche la mente è importante; non dobbiamo esorcizzarla come si fa a volte in certi trip orientaleggianti. La mente è parte di noi esattamente come le parti biologiche e fisiche e, anche se non la tocchiamo e non ne siamo consapevoli, c’è un’altra parte: chiamala anima., chiamala spirito, chiamala come ti pare, ma è quella parte che tu non conosci di te e che ti determina comunque. E quindi tanto vale che ti renda conto che hai corpo, spirito. Quando sai di avere tante cose ti senti così ricco.La vita è così bella …
Lei cura anche persone con problemi psicologici?
Un tipo di problema è quello della persona che “Ie ha proprio provate tutte”. l casi piu’ gravi non me la sento di curarli da sola. È facile che suggerisca una cura di sostegno. Perché ci sono anche persone che nei manuali di psicologia si definiscono di carattere psicotico, o schizofrenico e a volte si puo’ dare spazio a una parte della personalità che tende a scivolare fuori dal controllo. Nel senso che in questi casi dare spazio a sogni o a visioni puo’ far perdere il contatto con la realtà. Con queste persone bisogna lavorare sul “avere i piedi (e la mente) ben piantati per terra”.
Il Rebalancing attiva la fantasia?
È quasi inevitabile. Inoltre uso dei suggerimenti che a volte sono forme di induzioni sempre molto legate al corpo e al vissuto della persona. E quindi la persona può viversi. Mi aiuto anche con la musica, che è di per sé terapeutica. A volte incoraggio le persone a portarsi a casa una cassetta della musica che sentono come particolarmente rilassante perché so che quando l’ascolteranno ritroveranno quello stato di rilassamento. Tutto è nelle cellule. Tutto si fissa lì. Tanto è vero che, quando si massaggia una parte che ha subito un’operazione, è facile che la persona viva momenti di terrore legati alla rievocazione del dolore, della perdita di coscienza … Sembra impossibile ma è così. Io stessa quando mi hanno messo le mani sulla cicatrice del taglio cesareo ho sentito il bisturi che mi incideva i tessuti, ho sentito l’odore dell’anestesia e ho lanciato un urlo che mi ha profondamente stupita. Per questo, quando vedo delle cicatrici, vado molto cauta anche se si tratta di piccole operazioni. Ma non è sempre detto che ci sia questa memoria. Nelle donne poi certe parti, come il seno, sono ‘morte’ perché profondamente ambivalenti. Da un lato le donne ne sono fiere, dall’ altro però il seno ha un significato che definirei strettamente sessuale. Per cui, al di fuori da quel contesto preciso, viene in un certo senso dimenticato e non è assolutamente vissuto.
Bisogna quindi combattere certi tabù?
Bisogna buttar via le cose inutili per creare spazio non solo nel nostro corpo ma anche nella nostra mente. Nel corpo si fa fluire l’energia. Con l’energia fluiscono le varie emozioni: amore, odio, paura, rabbia, tristezza, che hanno, spesso, “bloccato” il modo di pensare.
di Florinda Balli
da Mente e Corpo