L’ultimo film della DreamWorks ispirato ai libri di William Joyce, sembra un film perfetto per osservare i tipi caratteriali di Lowen in azione. I personaggi del film sono cinque leggende per bambini: Babbo Natale, La Fata del Dentino, Il Coniglietto di Pasqua, Guardiano dei Sogni e lo Spirito della Neve (che è il protagonista narrante della storia).
Intorno agli anni ’50, Alexander Lowen mise a punto una tipologia di cinque caratteri base. Ogni carattere rappresenta la creazione di una difesa, ovvero una corazza caratteriale, a seguito della negazione di un diritto del bambino. Questa difesa è osservabile nella postura, nel muscolatura del corpo e nel modo di agire dell’adulto.
Più tardi, la sensitiva Barbara Brennan ha regalato una visione ancora più dettagliata di queste difese.
Sia chiaro è rarissimo o molto improbabile incontrare un individuo privo di difese oppure caratterizzato da una singola corazza caratteriale. Nel mondo incontriamo miscellanee di questi tipi base, e noi tutti possiamo reagire ogni giorno con una o più di queste di difese. Diventare consapevoli della propria difesa è un arduo compito, ma è possibile.
Nella storia delle Cinque Leggende, il protagonista Jack (lo Spirito della Neve), è diventato freddo (paura del contatto), capace di volare sulle ali del vento (ritirato nel suo mondo mentale) ma incapace di trovare ricordi suoi e di essere riconosciuto dagli altri. Anche la sua fisicità ricorda la tipologia che Lowen definisce schizoide.
Nord ossia Babbo Natale è bravo a selezionare collaboratori in gamba e allo stesso tempo ha capacità manipolative per convincere Jack ad intraprendere un avventura. La sua struttura fisica ricorda il tipo psicopatico.
La Fatina è una perfezionista, ha una “vocina” isterica e la sua struttura corporea ricorda quella che Lowen definisce tipo rigido.
Il personaggio del Coniglietto di Pasqua (Calmoniglio), è alto, veloce e potente, ostenta un autosufficienza che nello svolgimento della storia risulta essere “falsa”. Inoltre la sua postura appare (in più di una scena) collassata nella parte mediana del corpo. Non c’è dubbio rappresenta un perfetto tipo orale.
Il personaggio più misterioso è Sandy, il Guardiano dei Sogni. Sin dall’inizio combatte contro Pitch Black (l’Uomo Nero), è muto per l’intera pellicola (soffre in silenzio?). Il suo corpo è basso e tozzo, il collo non si vede, perfino il viso è schiacciato. Sandy è un tipo masochista.
La storia è semplice, ma l’interazione tra i personaggi ed il classico viaggio dell’eroe (Jack) ne fanno una storia di guarigione.
L’aspetto del femminile-maschile illuminato è rappresentato dall’Uomo della Luna che ha scelto Jack come nuovo guardiano dell’infanzia dei bambini. Inoltre in tutta la storia non si vede una madre, solo bambini e personaggi leggendari, l’unica madre è appunto la Luna che rimane silente e luminosa tutto il tempo (il Maestro interiore).
Non voglio raccontarvi tutta la storia. Però sappiate che Jack cercherà di affrontare direttamente l’Uomo Nero, senza successo, ma proprio attraverso questa sconfitta recupererà i suoi ricordi e le sue emozioni.
Per affrontare e vincere la paura dell’Uomo Nero dovrà dare fiducia ad un bambino che crede in lui (bambino interiore) e sarà attraverso la leggerezza e la risata che riuscirà a salvarsi dalla paura dell’Uomo Nero.
Ma per sconfiggere l’Uomo Nero ci vorrà ben altro… (Scoprilo al cinema!)
Il percorso di Jack permette alle Leggende (difese caratteriali) di rientrare in contatto con i bambini, perché seppur sono efficienti guardiani, hanno smarrito la strada, dimenticando il bambino interiore. (A chi non è accaduto?)
Secondo la Brennan, la tipologia schizoide emerge quando un individuo ha sofferto di un trauma ancora prima di essere concepito o nei primissimi mesi di vita. La storia inizia proprio con Jack sotto il ghiaccio, al buio che osserva la Luna (madre-padre). E sembra un invito: se anche tu hai dentro una parte ghiacciata mai vista o ascoltata, allora è proprio il momento di iniziare la tua avventura…e fare come Jack, incontrare la tua ombra e ritrovare il dono di un contatto amorevole.
Una delle scene finali: l’Uomo Nero che fugge nel regno dell’ombre circondato dai suoi stessi incubi: la famosa paura della paura.