Massaggiare è un’arte che arriva dal cuore.
Quando le mani, intese come prolungamento, del cuore, iniziano a toccare un corpo, si crea un’alchimia, un dialogo tra energie.
Queste mani sono orecchie che ascoltano, sono acqua che fluidifica e rinfresca, sono fuoco che scalda, sono vento che pulisce, sono terra che spegne l’eccesso di fuoco …
Le mani sono ali che fanno volare.
La prima volta che ho massaggiato una persona, non possedevo alcuna tecnica nelle mie mani, ma la persona che mi chiese il massaggio me ne aveva appena fatto uno con tale rispetto e “amore”, da farmi sentire “preziosa”. Avvisai che non “sapevo massaggiare” però … ci provai e, chiudendo gli occhi, mi immaginai di essere in grado di restituire parte del dono che mi era stato fatto: attenzione, rispetto, amore, ascolto …. Feci del mio meglio e quando mi sentii dire che “avevo delle mani speciali” guardai le mie mani con imbarazzo.
Sono stata educata in una famiglia parca di complimenti, “sennò ti insuperbisci”. Quell’esperienza mi intrigò al punto da cercare corsi per imparare a toccare, a massaggiare, “bene”. Ne ho frequentati davvero tanti, tutti buoni, nessuno particolarmente “speciale”.
Poi un’altra esperienza, in America, Oregon: si chiamava “Rebalancing”, “riequilibrio”. Un massaggio come tutti gli altri ma diverso.
Cercavo di capire cosa facesse l’operatore, cercavo di carpire la tecnica (che in parte conoscevo)… Difficile capire, difficile carpire … Così mi arresi e mi sentii travolgere dall’emozione. Per la prima volta “sentii me stessa”, quasi mi spaventai. Com’era possibile che un massaggio potesse causare un tale movimento dentro di me.Le lacrime sgorgavano dai miei occhi senza un perché, il mio corpo era un formicolio unico, quasi un tremore sotto pelle.
Più cercavo di trattenere più cresceva dentro il movimento fisico ed emozionale. Ero imbarazzata, ma non potevo fare nulla se non lasciarmi “piangere e ridere insieme”. Oltretutto non sapevo l’inglese per cui non potevo nemmeno “difendermi” con le parole…
L’operatore ad un certo punto mi chiese qualcosa .. e la sua voce mi scatenò un pianto disperato, un pianto d’impotenza ma anche di libertà, libertà di sentire quello che sentivo, libertà di piangere, libertà di ridere … una grande confusione …Così quando riuscii farfugliai che mi sentivo “confusa” … e quello, sorridendo, mi rispose “perfect, beautifull…”.
Ovviamente ricevetti 10 sessioni, uno a settimana, un vero viaggio e fu così che decisi che volevo imparare a fare proprio quel tipo di massaggio!! Volevo imparare a toccare con quella sensibilità, quella grazia, quell’amore, quel rispetto, quell’intensità, quel silenzio, volevo imparare quelle tecniche…. volevo, volevo, volevo …
Era il 1983.
Oggi posso dire che quelle tecniche già le conoscevo, quello che non conoscevo era lo spazio di meditazione da cui scaturivano. Lo spazio vuoto che permette di usare le tecnica al di là della tecnica.
Ancora oggi mi emoziono, “insegnando” queste tecniche, quando vedo “gli studenti” piano piano, entrare nello spazio della non mente ed usare le mani ad arte, come prolungamenti del loro cuore. Quando li vedo emozionarsi ed emozionare, durante una sessione.
Lo slogan simpatico che usiamo come “mantra” è: this massage is very soft but very very deep.
Questo massaggio è mooolto gentile, ma molto, mooolto profondo!
Solo con il rispetto, la gentilezza, la lentezza, la pazienza si possono raggiungere i nuclei più profondi, le paure più nascoste, e creare le condizioni per permettere di lasciarsi andare.