Parliamo ancora di Osho Joint Release Bodywork. Parliamo di quando stavo frequentato il lungo training di Rebalancing (tre mesi), quando nella grande stanza dove si lavorava e uno dei teacher, ridendo, prese il microfono e ci annunciò:
“Salve ragazzi, oggi vogliamo insegnarvi il Joint Release, il “massaggio danzante” ovvero sentire il movimento mentre si massaggia …. Senza questa tecnica Il Rebalancing (allora veniva chiamato così) è monco. E’ il massaggio che prepara il corpo a ricevere, è il massaggio acquoso, è il massaggio che rinnova e rielabora il movimento. Prima, però balliamo. Cominciamo a sentire, a partire da noi stessi, come, quando, dove i nostri movimenti fanno fatica ad estendersi. Come faremo, altrimenti, a sentire i limiti altrui? …”
La tecnica si impara in tre giorni. Come e quando applicarla è un’altra storia. Per TRE giorni, dico tre, alternammo ballo e massaggio, divertendoci un sacco, ci furono forniti strumenti per sperimentare a lasciarci andare al movimento e sentire il movimento dentro di noi e negli altri. Se mai esiste un metodo che si può chiamare “impara il massaggio giocando, ecco questo massaggio, Osho Joint Release, è proprio uno di quelli.
Joint Release, elaborazione del geniale “metodo Trager”. Il Maestro Osho è stato il supervisore di questa ed altre tecniche di bodywork, sperimentandole sul suo corpo fisico e suggerendo le possibili modifiche. Fu grazie al fatto che nel settore “healing art” operassero “Tragers qualificati” che il Joint Release entrò a far parte del patrimonio (anche il mio) di tecniche che hanno caratterizzano il massaggio chiamato “Oshorebalancing”.
Parliamo prima della tecnica “trager“.
Ha un’origine molto casuale: Milton Trager “seppe” di avere delle mani d’oro, massaggiando per caso il suo massaggiatore, quel giorno troppo stanco per occuparsi del pugile/amico Milton. Capito? l’amico pugile era Milton Trager stesso! Tornando a casa “gasato” toccò e fece migliorare un suo parente stretto. Di lì, dicono, cominciò a toccare, portando enormi benefici, parenti, amici e poi clienti, mentre nel frattempo diventava prima fisioterapista e poi medico.
Osho Joint Release altro non è che l’utilizzo del principio di questa tecnica (il movimento) in uno spazio di meditazione. Inizialmente bastavano 3 giorni per imparare la tecnica, perchè essa era una delle tante all’interno di un training di bodywork che aveva la durata di tre mesi. Avevamo tutto il tempo di ripetere e ripetere in supervisione ogni giorno.
“Nel massaggio il 10% è tecnica, il resto è amore e meditazione” (Osho)
Questo significa che è necessario conoscere la tecnica, così come è necessario conoscere l’alfabeto per poter scrivere le parole, ma conoscere l’alfabeto non fa di ciascuno un poeta o uno scrittore. Quello che serve è “imparare l’arte e metterla da parte” e, quando si ha il privilegio di toccare una persona, usare la tecnica da uno spazio di meditazione, toccare col cuore usando anche la testa. Lo scopo di questo “danzare insieme” è portare sempre più leggerezza alla leggerezza, maggior movimento al movimento, nella consapevolezza del momento presente. QUI E ORA.
Le articolazioni tutte (da qualche parte ho letto quasi 400), sono gli snodi che evidenziano la grazia e la leggerezza intrinseca al capolavoro “corpo”. L’obiettivo del massaggio è l’allentamento delle tensioni nelle giunture così da riportare la fluidità nel corpo (la parte liquida è quasi 80% della materia nelle persone adulte). Questa tecnica fa sentire la fatica che il “controllo della mente” impone al corpo e da una buona motivazione al “lasciar andare”. Non c’è nulla di sbagliato nel fatto che la Mente voglia controllare, mettere dei limiti. Ha i suoi perché. Gli schemi della mente hanno permesso di superare momenti difficili, di sopravvivere al meglio. Durante un massaggio può accadere, prima o poi che si verifichi la possibilità di far rivedere e risentire la libertà limitata, la leggerezza perduta, la fatica del movimento impedito. Con l’aiuto dell’operatore chi è massaggiato può darsi il permesso, ORA, di rivedere i propri limiti, lasciar andare, fidarsi dello spazio circostante, sentire l’energia circolante più come eccitazione che come vibrazione di paura, avere (e quindi dare) fiducia, celebrare la vita in libertà, grazia e leggerezza.
“Mettete le piume alle vostre mani” (milton trager).
Personalmente ritengo questa tecnica un ottimo, gentile approccio alla consapevolezza corporea. Le mani si muovono in maniera delicata per proporre libertà e movimento, sollievo dal dolore, consapevolezza del fisico e percezione interiore.
Quando il Massaggio é Meditazione
Osho Joint Release è un massaggio ma è anche una meditazione attiva per chi opera, una meditazione passiva per chi riceve. Per questo propongo l’insegnamento/apprendimento di questa divertente tecnica come training “complete in itself”. In effetti grazie alla semplicità della tecnica in sè è solo l’operatore che fa la differenza. Quando l’operatore opera da uno spazio di meditazione, ed utilizza il suo corpo per imprimere il ritmo e l’ampiezza del movimento, non può esistere “separazione” fra massaggiato e massaggiatore ed individuare la resistenza è semplicissimo.
JOINT RELEASE TECNIQUE, SI PUO’ IMPARARE IN SOLO SETTE GIORNI?
Ho riflettuto a lungo prima di portarlo a sette giorni, invece che tre, come normalmente veniva (oramai non c’è più) proposto a Pune (india) all’interno del lungo training di OshoRebalancing. (3 mesi e mezzo) Mi sono chiesta perché non più giorni, magari a moduli, come fanno altri. Oppure… Personalmente voglio rimanere fedele il più possibile a quello che mi è stato trasmesso
Ho scelto di proporlo in sette giorni perché questo è il tempo minimo in cui sono riuscita a trasmettere le quattro cose fondamentali per me:
– tecnica di manipolazione nel movimento
– schema corporeo d’intervento
– postura corretta dell’operatore durante il lavoro in movimento
– ritmo del lavoro
Chi si innamora, davvero, di questo massaggio, ritorna per ripetere, (se lo desidera) per esercitarsi e approfondire e, magari, capisce che il massaggio è molto di più di una tecnica. Può farlo in un nuovo ruolo, quello di “assistente”. Può così anche vedere come ci possano essere tanti modi per insegnare la stessa cosa. Per me insegnare qualunque tecnica di massaggio altro non è che un’opportunità per restituire quanto che mi è stato generosamente donato, arricchito dagli ormai tanti anni di esperienza di lavoro.
Rispetto, amore e gratitudine, sono le parole silenziose del massaggio
Chi ha la consapevolezza dei propri limiti tornerà a ripetere, a capire di più, scoprendo man mano le sfumature del lavoro. E’ un breve percorso di consapevolezza di sé partendo dall’osservazione passiva del proprio corpo.
Garantisco un certificato di partecipazione (come posso negarlo?) e invito a ripetere, liberamente, il corso “come assistenti” per impratichirsi e soprattutto vivere l’apprendimento da un ruolo meno “traumatico”.
Chiamo questo training “Osho Joint Release”, e non solo joint Release, perché è un frammento gioioso del grande bodywork proposto dal settore Healing Arts a Poona.
OSHO JOINT RELEASE: la porta che si apre sul mondo dell’Osho bodywork
MASSAGGIO E’ MEDITAZIONE