In questi mesi continuano ad arrivare email di amici, persone e contatti che sono confusi sul percorso di Osho Rebalancing.
In questo momento nel mondo ci sono almeno tre o quattro scuole di Osho Rebalancing (solo “Rebalancing”, una decina!), ognuna propone una formazione, che rilascia un diploma con 20, 30, 45, 60 giorni… chi allunga, chi accorcia, chi intensifica.
Dai video che ci sono su Youtube sembrano lavori diversi tra loro: dalla postura, il ritmo e l’enfasi appaiono tecniche completamente differenti. Eppure sono sotto lo stesso nome!
Passo la palla ad Unmila: voglio chiederle, cosa ha da raccontarci in merito:
“Unmila, hai voglia di raccontarci cosa sta succedendo all’Osho Rebalancing?”
Certo. Ho voglia di rispondere.
Come già ti ho raccontato il mio “innamoramento” con il Rebalancing (questo è il nome con cui ho conosciuto l’attuale percorso di Osho Rebalancing) data dicembre 1984.
Mi recai in Oregon per frequentare un corso chiamato “internship di Rebalancing” di 40 giorni, che mi avrebbe permesso di adeguare la mia formazione italiana, certificata da Jack Painter in Postural Integration, alla formazione di Rebalancing che la comune in Oregon offriva.
Quello che mi accadde fu che andai a farmi fare una sessione per “vedere e sentire la differenza”.
Il ricordo di quell’esperienza è talmente vivo sulla mia pelle, nelle mie orecchie, nei miei occhi, nel mio naso … che potrei raccontarlo secondo per secondo, ovvero andare avanti per un’ora e quarantacinque minuti, tanto il tempo che passò tra il mio entrare nella multiversity, aspettare, farmi la doccia, incontrare l’operatore (prem anubuddha), ricevere la sessione, uscire dalla stanza, tornare al booking desk prenotare un’altra sessione e uscire …. e guardarmi intorno con un sentirmi parte di quell’universo che avevo sempre cercato ….e mai trovato …
Fu quella sessione che mi fece decidere di fare il percorso dall’inizio. Capii che mai avrei potuto toccare in quel modo con l’insegnamento che avevo ricevuto.
Capii che il dolore su cui era stato posto l’accento nel mio apprendimento, qui veniva toccato ma non enfatizzato.
Capii che toccare in profondità non era questione di tecnica ma di comunicazione cuore a cuore ed accoglienza …
Capii che i tre mesi di formazione, e il relativo costo, avevano un senso, perchè era una rieducazione vera e propria. Aveva a che fare con una sorta di rinascita che “la sveltina” di quaranta giorni non avrebbe potuto darmi.
Per questo tornai in Italia, e trovai il modo di procurarmi quindicimila dollari per regalarmi questa “rinascita” e tornare in Oregon per il dicembre 1985. L’anno in cui la comune in Oregon chiuse.
Così iscritta in Oregon, partecipai al primo training fuori dal ranch, in Toscana, vicino a Miasto nell’attuale Hotel “La Selva”, che il team di rebalancers (Anubuddha, Satyarthi, Sudas e molti altri terapisti dell’Oregon in transito in cerca di un luogo dove operare) affittarono, insieme agli appartamenti della località Caùsa, per quasi un anno, prima di tornare a Pune.
Quella partecipazione full immersion per tre mesi circa e il successivo corso avanzato di 15 giorni, cui parteciparono “teraspisti” che già stavano lavorando in Europa (in Germania in particolare) mi diede gli strumenti per cambiare la mia vita.
Conobbi sulla mia persona le diverse anime di quello che divenne poi l’Osho Rebalancing.
Nel mio training, per esempio, eravamo circa quaranta persone, la maggioranza era di nazionalità tedesca, ma c’erano anche una manciata di americani, cinque olandesi, due italiane e uno della svizzera italiana. Di tutti, ritrovai nel tempo, solo una minima parte dei partecipanti (nemmeno una decina) e molti di loro cambiarono poi l’ambito di lavoro terapeutico.
Li ritrovai a Puna come colleghi in “black robe” (sinonimo di terapista) o in “maroon robe” (partecipanti) occupati a frequentare o fare assistenza nei più diversi gruppi terapeutici offerti dalla multiversity….
Io stessa frequentai training e gruppi (visceral approach, il gruppo sulla paura, sul potere, sui tarocchi, sulla morte, mistic rose, born again, childhood liberation, who is in, teaching training, e altri ancora ..) ed era il mio modo di continuare la mia formazione, mettermi in gioco, mentre già facevo parte del team dell’Osho Rebalancing prima come assistente ed ad un certo punto come insegnante.
Me ne andai dall’insegnamento a Puna nel 1994.
Continuai a insegnare Osho Rebalancing in italia ed all’estero, dove avevo iniziato nel 1987, senza l’attestato scritto, ma con “la benedizione” di Anubuddha e Sathyarti, i miei teachers, che ormai assistevo da e come me molti altri in giro per il mondo.
Mi par di ricordare che frequentai il “teaching training” nel ’92, corso che frequentai solo ed esclusivamente, perchè era stato proposto e tenuto da Anubuddha, prima di andarsene dal team dei rebalancers.
Il suo modo di toccare (meditativo e profondo) insieme a quello di Sathyarti (giocosamente danzante ma altrettanto meditativo), hanno rappresentato per me il segreto dell’Osho Rebalancing che consiste nel toccare l’anima e tutto il dolore che c’è dentro, con estrema dolce fermezza, l’unica che non provoca reazione e chiusura, ma accettazione ed apertura.
In altre parole, toccare col cuore non col potere.
Non tutti gli operatori di Rebalancing hanno avuto lo stesso percorso.
Dopo che Osho se n’è andato molte tecniche di bodywork si sono scisse dal percorso di Osho Rebalancing.
Io stessa, che insegno questo massaggio terapeutico, ho scorporato il Joint Release (una tecnica che deriva dal Trager massage) facendolo diventare un training a se stante di 7 giorni, solo per questioni di mercato.
In sette giorni offro la possibilità di apprendere una tecnica completa in se stessa, da usare da sola o in aggiunta a qualunque altro tipo di massaggio.
A dire il vero nel mio training di formazione (di quasi tre mesi) il Joint Release venne insegnato in 4 giorni, ma ovviamente poi ripetuto via via in ogni sessione di Rebalancing, combinato con il deep tissue bodywork …
Questo perchè diventò un massaggio di supporto, non IL Massaggio. C’era già nel mondo il Trager, per chi voleva fare solo quello.
La sensibilità Cranio Sacrale (così chiamata dopo il 1994) faceva già parte del Rebalancing, soprattutto nei momenti in cui insegnava Anubuddha. E la si usava ponendo le mani sotto il sacro, oppure sotto il collo-testa, o sorreggendo i calcagni o all’altezza del diaframma e così via …
Lo scopo era di imparare ad ascoltare il corpo dell’altro, ascoltare il fluire dell’energia e dare il tempo di risvegliare la guarigione.
Così come nel Joint Release lo scopo è “far fluire l’acqua” che è in noi, nel nostro corpo.
La modalità era, ed è, diventare “l’onda” da cui parte il movimento.
Qui, ricordo, Sathyarti era magistrale ancora oggi faccio appello al suo insegnamento al suo gesto e alle sue parole, quando insegno il Joint Release: “fai che le tue braccia e mani siano il prolungamento del tuo movimento“, “non devi fare la pasta del pane” “più l’onda viene da lontano più il movimento arriva in profondità“.
Poi guardo in internet e vedo operatori che “fanno la pasta”, che lavorano con la forza delle braccia non con il movimento del corpo per far “oscillare” lo scheletro … Ma che dire … alla fine ognuno trasmette ciò che è riuscito a prendere dentro, filtri emozionali permettendo…
Mi chiedi come mai ci siano offerte così disparate nei tempi e nei modi.
Caro Jivan, “marketing is marketing”!
Il mercato ‘l’ha fatta da padrone’, sia nei tempi, che nei costi che nei modi.
E visto che siamo in Italia, faccio riferimento al famosissimo Bignami (il bigino di ogni materia scolastica) che per alcuni è stato l’unico libro di testo.
Aggiungo che, per quanto mi riguarda, fino al 2009 ho mantenuto le 800 ore di lavoro per proporre il training di Osho Rebalancing (incluso il Joint Release), mentre ora propongo in 45 giorni consecutivi, oppure 60 giorni divisi in 7 incontri le 10 sessioni e in 7 giorni il Joint Release, lavorando 10 ore al giorno mediamente.
Ho visto che “ci sto dentro” e riesco a trasmettere quanto ho ricevuto.
Invito però le persone a ritornare come assistenti così da poter “continuare ad apprendere” partecipando in una maniera diversa dal corsista.
Quest’assistenza non la propongo gratuitamente, ma con un contributo che corrisponde a circa un terzo del costo di partecipazione.
Quelli che l’hanno fatto si sono spesso meravigliati di osservare come via via il loro modo di massaggiare cambiasse.
Si meravigliavano di quante cose avessero perso nella prima partecipazione (come corsisti emozionati e difesi….) e soprattutto di quanto fosse facile quello che prima trovavano difficile.
Per esempio il lavorare con il peso e non con la forza. Affondare e non spingere. Non sbilanciare il proprio corpo nel lavoro. Osservare il respiro e seguire il ritmo del cliente nell’affondare lo stroke. Osservare e non giudicare atteggiamenti e posture proprie e nei clienti.
Suggerire e non imporre, invitare a sentire chiudendo gli occhi per sentire, sempre a partire dall’operatore.
In poche parole imparare ad entrare solo e se la porta è socchiusa se non aperta.
Perché il massaggio Rebalancing non va imposto ma proposto e, poiché OshoRebalancing non è il Rolfing e nemmeno la Postural Integration, i tempi delle 10 sessioni sono auspicabili ma non obbligatorie ed irripetibili.
Ancora oggi ringrazio con tutto il mio cuore la mia prima sessione ricevuta da Anubuddha che mi aprì il cuore e che non aveva nulla a che fare con la “prima sessione” (torace) ma che fu quella che il cuore me lo aprì per il rispetto e la sensibilità con cui fui “toccata”.
Con questo credo di averti risposto, ma se ancora hai qualche domanda, possiamo approfondire.